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Intervista a Chiara Annesi

Donne che ci ispirano: 10 domande a donne manager

Chiara Annesi

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Lead Quality Project Manager presso Baker Hughes

“Dobbiamo sempre sforzarci di pensare che si può sempre migliorare la propria condizione, che le situazioni non rimangono mai uguali a se stesse per sempre, ma dobbiamo sempre mettere in moto, con le nostre azioni, un progresso, a volte anche piccolo.”

Ciao, presentati ai nostri lettori. Raccontaci di te, chi sei, cosa fai e come sei riuscita a raggiungere la tua posizione lavorativa attuale?
Ciao a tutti e grazie di questa bellissima occasione. Io mi chiamo Chiara, sono originaria di Civita Castellana in provincia di Viterbo. Sono Ingegnere Industriale e, dopo una breve esperienza di qualche anno nel mondo della ricerca, ho lavorato nel settore automotive per 9 anni. Durante questi anni ho avuto la possibilità di formarmi nei grandi stabilimenti Italiani del gruppo FCA e poi, dal 2017, in Italia presso Autoobili Lamborghini e in Germania negli stabilimenti del gruppo Audi, VW e Porsche.

Ho svolto, durante questo periodo, la mia professione come specialista di qualità, toccando molti ambiti diversi della produzione: dalla produzione di componenti in plastiche e in carbonio, all’assemblaggio, fino alla verniciatura e poi, negli ultimi due anni, come riferimento di qualità in ambito carrozzeria. Mi sono specializzata in metodi di lean manufacturing, come il World Class Manufacturing, e ho conseguito il Master Green Belt, basato su metodi statistici di problem solving.

Da circa un mese, finalmente, sono riuscita a crescere cogliendo una straordinaria occasione nel mondo Oil&Gas e sono attualmente Quality Project Manager in Baker&Hughes e mi sono trasferita a Firenze.

Amo moltissimo viaggiare, i concerti, il teatro e gli eventi culturali dedicati alla lettura e al confronto. Sono buddista da 9 anni. Da sempre appassionata di pallavolo e beach volley.
Il segreto che mi ha permesso di raggiungere la mia attuale posizione lavorativa è sicuramente la passione e la dedizione al mio lavoro, ma anche la mia continua ricerca al miglioramento personale e lo sforzo costante a superare le difficoltà con positività, sfruttando i momenti di crisi come trampolino di lancio per svilupparmi ancora e direzionare le mie energie a creare una professionista sempre più affidabile e responsabile.

Com’è la sua giornata in azienda?
La giornata lavorativa può essere caratterizzata da incontri dedicati con team funzionali, clienti e fornitori; altresì può essere invece incentrata nel seguire i test fisici o le ispezioni, o nel coordinare attività e piani di ispezione del progetto. Il mio attuale ruolo prevede un confronto continuo con gli altri Project Manager delle varie aree, ingegneria e pianificazione soprattutto, per poter essere sempre allineati sullo sviluppo del progetto che si segue.
Inoltre sono il primo riferimento verso il cliente per tutta l’area di qualità quindi ci sono continui incontri con loro per poter predisporre al meglio il piano di testing durante tutto lo sviluppo delle macchine commissionate.
Anche il rapporto e le attività con i fornitori sono sempre in primo piano, sviluppate sia fisicamente attraverso le ispezioni sia alimentando i sistemi documentali per rispettare le tempistiche e le mile stones di progetto.
E’ un lavoro molto molto dinamico e impegnativo, ma sicuramente interessante e stimolante, che mette alla prova molteplici skills.

Quanto ti si addice la definizione di “donna in carriera”?
L’emblema della donna in carriera è un immaginario che ho sempre seguito fin da ragazzina, ma l’ho fatto mio con il tempo. Sì, sono sicuramente una donna in carriera, mi dedico con tutta la mia passione al ruolo che mi viene affidato per poter portare a termine gli obiettivi aziendali, ma allo stesso tempo realizzarmi con persona in quello che faccio.

Secondo la tua esperienza, c’è bisogno oggi di acquisire competenze in leadership femminile? ed è diversa da quella maschile?
C’è bisogno di acquisire competenze in leadership, e non credo che questo sia diverso per l’uomo o per la donna. Quello che probabilmente c’è bisogno di fare per genere è invece lavorare su punti di miglioramento che spesso, per attitudine tipica o semplicemente per formazione culturale, abbiamo meno sviluppato. Per quello che ho sperimentato io, ho notato che le donne per attitudine sono spesso più empatiche, tutelanti e precise degli uomini e dovrebbero usare molto di più questi punti di forza, così come dovrebbero rafforzarsi su caratteristiche più prettamente maschili, come la sintesi, la visione d’insieme e l’attitudine alla linearità.

Non credo che la leadership femminile e quella maschile siano diverse. L’obiettivo di un buon Manager è lo stesso, a mio avviso far crescere il proprio team raggiungendo gli obiettivi aziendali. Quello che è diverso è l’approccio, ma anche e soprattutto spesso le difficoltà che si incontrano. Quindi, come dicevo sopra, sono differenti le aree di miglioramento e skills da dover sviluppare, le attitudini su cui bisogna rafforzarsi.

Nel corso della tua carriera hai notato una riduzione del gap uomo donna in termini di retribuzione e opportunità?
Assolutamente sì. Soprattutto in un settore storicamente maschile come quello in cui sono cresciuta io, prima ingegneria e poi la metalmeccanica, c’è stato uno sviluppo crescente delle opportunità per le donne, perché si dimostrano sempre più preparate e ambiziose, e la società finalmente sta abbattendo pregiudizi di genere. Sono sempre di più le donne che riescono a combinare la propria vita professionale e privata, non rinunciando più alla carriera. Anche il divario nella retribuzione si sta riducendo sempre di più.

In questo momento qual è il suo obiettivo prioritario?
Ad oggi il mio obiettivo è imparare al meglio a svolgere il nuovo ruolo che mi hanno affidato e diventare un punto di riferimento, solido ed affidabile, per tutto il team. Entrare nel vivo del mondo dell’Oil&Gas per sviscerane le dinamiche e cogliere tutte le opportunità che ha da darmi.

Che cosa ti rende fiera?
Essere stimata e rispettata dai colleghi mi appaga molto, perché significa che sono riuscita a trasmettere la parte migliore di me nonostante tutto e, purtroppo, per molti motivi diversi, non è così semplice, anzi probabilmente proprio con i nostri colleghi o collaboratori più vicini diamo il peggio di noi.

Quale consiglio daresti alle donne del futuro che vogliono seguire la tua stessa carriera?
Non fermarsi mai. Guardare sempre avanti con fiducia in se stesse, nonostante tutte le delusioni che possiamo vivere, in ogni campo. Dobbiamo sempre sforzarci di pensare che si può sempre migliorare la propria condizione, che le situazioni non rimangono mai uguali a se stesse per sempre, ma dobbiamo sempre mettere in moto, con le nostre azioni, un progresso, a volte anche piccolo. Dobbiamo contare sempre su noi stesse per prime, ma sviluppare allo stesso tempo fiducia in delle persone chiavi con le quali supportarci a vicenda.

Una cosa molto importante che consigliere è di rimanere sempre umili, anche se si raggiungono grandi traguardi personali e di gruppo, ma soprattutto condividere sempre e confrontarsi con gli altri, sia per apprendere nuovi modi di pensare o approcci diversi, sia per regalare agli altri uno spunto diverso o una nuova idea per vedere le cose.

Ha un sogno nel cassetto?
Sicuramente diventare un’ottima Manager con un importante team di collaboratori, a cui poter trasmettere il mio modo di lavorare e allo stesso tempo essere contagiata e contaminata dai loro punti di vista, come in una grande famiglia.

Come si individua la propria strada?
Molto spesso a tentativi!! Ma bisogna partire sempre dal conoscere noi stessi molto bene, andare a fondo soprattutto nell’individuare quali limiti ci stiamo ponendo e quali paure abbiamo. Solo così possiamo fare un passo in avanti nella nostra rivoluzione umana, avvicinandoci sempre di più alla situazione che meglio si combina con la nostra personalità.